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La buona pratica del dogging

Se lo traduciamo letteralmente -portare fuori il cane- il dogging perde tutta la sua carica erotica, ovviamente.

In realtà basta andare a Londra a Regents Park per carpirne il significato in tutta la sua sessualità travolgente. Parliamo di sesso all’aria aperta, in luoghi pubblici, pronti a incontri casuali e promiscui o semplicemente agli occhi goduti di chi ci vede in piena attività.

Esibizionisti, audaci e guardoni trovano nel dogging un libidinoso punto di incontro.

Fuori dalla routine e letteralmente catapultati nella libertà del piacere. Il prurito schizza a livelli vertiginosi, l’eccitazione non ha tregua e la pratica ci infila dritti nella trasgressione più scabrosa e felice.

Il dogging infrange una bella serie di tabù, spazza via la noia e apre alle avventure più stimolanti. È diffuso ovunque, anche in Italia dove, per ovviare al divieto delle performances sessuali in bella vista, gli appassionati si ingegnano con appuntamenti, codici e segnali che mettano al riparo da sgradevoli sorprese e sanzioni. Basta scovare in rete il sito giusto o conoscere i luoghi adatti in cui far confluire le voglie di amplesso più scatenato.

Badate a aree verdi e parcheggi. Prestate attenzione a qualche lampeggiamento o ai finestrini abbassati delle auto in sosta. Fatevi guidare dal buon vecchio porco istinto. Gli incontri occasionali in verità sono spesso preceduti da un rito di comunicazione accorta, mirata e ammiccante cui i doggers sono abituati ma sono certa che possiate muovere i primi passi anche come voyeur improvvisati.

Potete partecipare da soli o con il partner.

Dipende dalle vostre fantasie e da quale godimento cercate.

Quello che è certo è che dovete lasciare a casa le inibizioni.

Ma il dogging è una delle tante forme di depravata espressione di lussuria o è l’ennesima dimostrazione che il sesso è per natura esplosivo e senza confini?

Sapete che da sex coach tengo molto all’abilità delle pratiche, a una sorta di buon gusto del sesso, a un doveroso rispetto delle persone e della loro sfera intima, ma non posso che approvare e benedire la naturalezza degli orgasmi senza schemi.

Non potete vivere di sole scopate classiche tra le mura domestiche, non potete perdervi il sapore piccante degli incontri cui è messo il bollo di peccaminosi, non potete anestetizzare gli impulsi per sempre.

Siate goderecci, buttatevi nella mischia. Date, prendete, mettete in mostra le vostre qualità amatorie, spassatevela a spiare le acrobazie altrui, cercate la vostra occasione di coito fuori ordinanza. Sono tutti i sogni che dovete tirar via dal cassetto e portare in qualche campagna, nello spiazzo isolato che fiancheggia una tangenziale, nel parking buio perfetto per i consessi notturni.

Se vi è venuto duro, se siete belle bagnate, è buon segno. È ora che vi mettiate a caccia di doggers con i quali scambiare bollenti effusioni…

3 thoughts on “La buona pratica del dogging”

  1. Ciao Serena. All’inizio ero titubante sulla pratica del tuo nuovo post. Riflettendo…..
    La prima domanda che mi sono posta è:
    Chi dovrebbe infastidire? Nessuno perchè se la coppia è d’accordo e quello che guarda sta li a guardare non infastidisce nessuno….spero però di non dover incorrere in sanzioni.
    Potresti darmi indicazioni sulle zone di Milano dove si pratica il dogging senza alcun rischio? Grazie. Un’amica molto social.

  2. SKSC – DOGGING

    Serena,
    per un lupetto di mare come me, il luogo ideale non può che essere una barca in mezzo al mare ….. ma non disdegnerei una bella spiaggia in riva al mare …..
    In passato la prima alcova è stata già oggetto di attività, ancorché con ansia da sgamo.
    Ora che certe inibizioni son venute meno, anche grazie ai tuoi insegnamenti da Sex Coach, non attendo che l’occasione propizia ……
    Il cervello è già in movimento ……

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